
Di: Ji Hyeon Lee
Edito da: Orecchio Acerbo
La porta è un albo illustrato senza parole, ma denso di significati che si scoprono e si svelano dopo plurime letture.
Su sfondo bianco, ove non c’è traccia di tempo, di spazio e di luogo incontriamo un “moscerino variopinto”, che si posa per terra, lasciando volontariamente sul suolo una chiave.
Un ragazzino si fa strada, tra un groviglio di persone arrabbiate, scorbutiche e chiuse in se stesse. Il giovane afferra il ‘dono’ del moscerino, che lo guida verso una porta di legno massiccio, ricoperta di ragnatele ed erbacce, apparentemente blindata. La chiave è quella giusta: la porta si apre!
Appena varcata la soglia il giovane si trova catapultato in un modo ‘nuovo’, non più grigio e tetro, non più affollato da persone scorbutiche e indaffarate, ma finalmente colorato e vivace.
La gente del posto è strana: mostriciattoli dalla carnagione rossastra che parlano una lingua indecifrabile, pesci mutanti, uccellini con le corna, elefanti coi baffi…ognuno di loro è diverso, ma tutti hanno in comune una spiccata tendenza alla spensieratezza, al divertimento, alla gioia, alla socialità.
Nonostante il ragazzino non abbia mai esplorato questo luogo, in un attimo riesce a sentirsi a casa, nonché positivamente accolto da ogni singolo personaggio.
Man mano che avanza in questo mondo incantato, la sua pelle prende colore e diventa vitale, così come la sua espressione mogia muta gradualmente, accentuando sul suo viso un sorriso spontaneo.
Durante la permanenza in questo mondo stravagante partecipa alla vita dei suoi strani abitanti, si ritrova a festeggiare un matrimonio e a banchettare con sposi e invitati. La grande tavolata che lo accoglie è simbolo di condivisione, di partecipazione autentica alla vita dell’altro: mangiare assieme è da sempre un momento sociale di straordinaria importanza, che si vive e condivide con persone care, parenti ed amici.
Arriva il momento di riutilizzare la chiave, stavolta per rientrare nella realtà quotidiana. Il ragazzino non è triste: ammira con soddisfazione la chiave che tiene tra le mani, è colei che gli permetterà di evadere nella Fantasia, nell’ Immaginazione ogni volta che ne avrà voglia!
Lungo il viaggio nel mondo surreale il protagonista si trova di fronte numerose porte, ognuna delle quali rivela elementi e particolari differenti, un aspetto di vita specifico, quasi a voler simboleggiare la possibilità di scelta che la vita può offrire, opportunità rese ancor più dinamiche dall’immaginazione. Vi sono porte che si aprono sul gioco, sulla natura, su biblioteche, su temporali, su uffici, su viaggi …. Porte che sono veri e propri simboli di affaccio sulla vita dell’altro e sulla propria, sulla ricerca e sulla conoscenza.
Il simpatico insettino che guida il giovanotto non è altro che l’allegoria del bisogno di evasione, di distacco da una realtà che non dà valore alcuno alla sensibilità individuale, all’essere umano con il suo necessario bisogno di relazioni autentiche.
La chiave è la soluzione metaforica, strumento essenziale per aprire le porte dell’Eden Fantastico, il paradiso dell’Immaginazione.
Immaginazione che è raccontata senza parole, come facoltà indispensabile all’uomo e alla sua vita.
E l’elegante ‘moschina’ che appare a fine libro come ‘compagna’ dell’insetto guida, chi potrebbe essere?
Cosa potrebbe rappresentare?
Potrebbe essere testimonianza dell’abilità immaginativa del protagonista che si è ampliata, accogliendo nuovi componenti…libera interpretazione…